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SALERNO LETTERATURA FESTIVAL 9a edizione

a cura di Giovanna Ferro

Le giornate del 23 e 24 giugno a Salerno Letteratura sono state intense e ricche di eventi. Molti scrittori e scrittrici si sono alternati nelle bellissime location che ospitano il Festival.

Gaia Manzini presenta il suo nuovo romanzo Nessuna parola dice di noi edito da Bompiani in cui racconta la storia di un amore impossibile, della complicata maternità di Ada, della difficoltà a seguire dei binari definiti e del momento in cui invece, almeno in parte, ci si riesce, e il cammino avventuroso di chi deve nascere due volte per conoscere sé stesso

Dio, il lavoro, l’amore, la fedeltà, la famiglia, i figli o la possibilità di averne. Tutto andava in pezzi sul bordo tagliente delle parole.”La vita è il racconto che ne fai – dice l’autrice – essa è sempre pronta ad assumere la forma che vuoi darle nella tua percezione privata, nel tuo vissuto personale, nella narrazione che ne fai a chi ti circonda.”

Ilaria Gaspari autrice di Vita segreta delle emozioni edito da Einaudi, col suo stile originalissimo, senza mai assumere un tono serioso, tra riflessione e narrazione, raggiunge con questo libro il suo ambizioso progetto: provare a ripristinare l’idea, propria del pensiero antico, di una filosofia come arte di vivere, come esercizio volto non a renderci più colti ma più felici, meglio conciliati col nostro demone. E capaci di fare i conti con quelle emozioni che coincidono con la vita stessa. Il tutto, attraversando con invidiabile scioltezza la storia della filosofia e mettendo in gioco e a nudo, amabilmente, i piccoli contrattempi del vivere, la propria biografia, col suo carico di debolezze.”

Le emozioni che abitano dentro di noi ci rendono umani. Fidarsi di quello che proviamo non significa essere deboli o instabili, ma vivi, aperti all’esperienza e pronti a meravigliarsi del mondo.”Pensavo alla frase di Epicuro: “E’ vano il discorso del filosofo che non curi qualche male dell’animo umano, e mi sono detta: proviamo! Ho pur sempre studiato filosofia; tanto vale che metta quello che ho imparato, quello che ho pensato, al servizio di chi vorrà. Ho ascoltato; ho amato piú di prima, perché intorno al mio amore era cambiato, come il panorama quando arriviamo in una radura, il paesaggio delle mie paure.“

Tra venti di guerra internazionali e lotta per i diritti delle donne: siamo in un albergo di provincia, cinque ospiti, un segreto e un intrigo internazionale è la trama del secondo romanzo del salernitano Carmine Mari Hotel d’Angleterre edito da Marlin . Il romanzo si sviluppa tra storia, politica, spionaggio, amore, spinta rivoluzionaria femminile, politica e corruzione in un albergo, a Salerno, immerso un clima internazionale. Al centro della storia un giovane ex disoccupato con ambizioni da giornalista, Edoardo Scannapieco, costretto a sbarcare il lunario come maitre all’Angleterre. Dramma, ironia e suspense si mescolano fra le pagine di Hotel d’Angleterre, romanzo che ha il sapore della piccola storia che s’inserisce nella Grande Storia. Mari racconta un mondo di spie e doppio-giochi.

Gli scrittori trovano spunto dalle cose più inusuali- ci racconta- a me è capitato con la foto di una vecchia cartolina dell’Hotel d’Angleterre. I colori e il tram di una città ormai lontana mi suggerivano un’epoca affascinante: la Belle Époque. Mi è sembrato estremamente suggestivo per imbastire una spy-story: abiti di lusso, progresso tecnologico, effervescenza e voglia di vivere, senza dimenticare le perenni contraddizioni di un Paese spaccato economicamente tra Nord e Sud, il condizionamento della malavita, la miseria delle classi contadine oppresse dal latifondo, la fame e l’emigrazione.”

Caterina Soffici presenta il suo libro Quello che possiedi edito da Feltrinelli, un romanzo che ha al centro due donne, il loro dolore e il loro coraggio. Clotilde, ottantadue anni, una vita di ricchezza e privilegi e sua figlia Olivia, in piena crisi di mezza età. Protagonista di questo bel romanzo è un segreto, terribile, che Clotilde trascina con sé fin da quando è bambina. La paura, il dolore, l’ossessione e la musica che faceva da sottofondo a tutto ciò. Neanche una volta cresciuta e spostatasi questo segreto l’abbandona e diventa anche più violento.Una storia di ribellione e riscatto che è anche l’occasione per raccontare una città e il segno di una violenza che resta nel tempo.

“Troppa bellezza ammazza i luoghi e chi li abita.”

 Nel suo ultimo libro, Valerio CallieriFurie edito da Feltrinelli racconta esistenze violate, trasferendo la rabbia dalla vittima al lettore. Cosa accade dopo un abuso? Esiste un carnefice privo di un passato di persecuzione? Quanto ogni volta che subiamo un’ingiustizia riusciamo a domare le forze antiche che abitano l’animo umano? E immagina, raccontando una storia a più livelli, l’azione delle Furie, che connettono mito classico a immaginario dantesco: un gruppo misterioso che punisce gli uomini accusati di violenze sessuali. Un libro da forte impatto.

 Incontro con Vincenza Alfano autrice di Perché ti ho perduto, edito da Giulio Perrone, un romanzo liberamente ispirato alla vita di Alda Merini. E’ un libro molto particolare, quasi una biografia fantastica e romanzata che racconta l’incredibile vita di una delle più note poetesse italiane. Una storia unica di amore e follia. Una vita che sembra uscita da un grande romanzo ottocentesco nel quale l’amore, sempre devastante, imprigiona corpo e mente fino al divoramento. Si tratta della dolorosa storia d’amore tra Alda Merini, appena sedicenne, ma già conosciuta come la poetessa dei Navigli, e dello scrittore, più attempato, sposato e padre di una bambina, Giorgio Manganelli. Due grandi menti che potevano essere destinate a una storia indissolubile, ma nella quale, invece, ha prevalso un terrore così profondo che ha distrutto ogni cosa. Manganelli, attratto dalla giovane poetessa, sentiva però che su di loro aleggiavano ombre oscure. Impaurito, preferì abbandonarla scomparendo in quella famigerata fuga che da Milano, in lambretta, lo portò a Roma dove visse fino alla morte. Ma non si accontentò di lasciarla, cercò anche di convincere la giovanissima Alda che poteva imparare a essere felice senza di lui, magari con un nuovo amore. Era troppo giovane Alda, troppo innamorata. Non le restò che soccombere. Un percorso di cadute e resurrezioni. Nulla avviene per lei senza dolore. Ma la poetessa continua ad amare.

Navid Carucci autore di La luce di Akbar, edito da La Lepre, romanzo dell’impero Moghul ambientato nell’Hindostan del XVI secolo ed è un testo che, a cavallo tra la finzione e la Storia, affronta temi sempre attuali: il dibattito religioso, la natura del potere, il dialogo tra civiltà diverse e la difficoltà ad accettare l’eredità dei padri. Franco Cardini, nell’introduzione, scrive chequando riusciremo a riappropriarci di quest’immensa cultura, allora il brigantaggio perpetrato dalla Modernità colonialista sarà battuto. Ogni pagina è una sorpresa: siamo trascinati fra sottilissime dispute teologiche e raffinate dolcezze del vivere, marce militari e città incantate che quasi stordiscono.“È strano[…]Tu ti senti bloccato perché tuo padre t’ingombra la via, io mi sento perso perché il mio non me l’ha indicata. Forse i padri sono destinati a sbagliare in ogni caso.

L’autrice italo-giapponese Laura Imai Messina presenta Le vite nascoste dei colori, edito da Einaudi in cui racconta l’ Estremo Oriente.

Nero mezzanotte con una punta di luna, indaco che sa di mirtillo, giallo della pesca matura un attimo prima che si stacchi dal ramo: Mio sa cogliere e nominare tutti i colori del mondo. Ha appreso l’arte dei dettagli invisibili guardando danzare ago e filo sui kimono da sposa, e ora i colori sono il suo alfabeto, la sua bacchetta magica, il suo sguardo segreto. Aoi, invece, accompagna le persone nel giorno più buio: lui prepara chi se ne va e, allo stesso modo, anche chi resta. Conosce i gesti e i silenzi della cura. All’inizio sembra l’amore perfetto, l’incanto di chi scopre una lingua comune per guardare al di là delle cose. Ma il loro incontro non è avvenuto per caso.”

 

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Con Maestre d’amore. Giulietta, Ofelia, Desdemona e le altre, edito da Einaudi, Nadia Fusini torna alla saggistica con un’opera dedicata all’amore, come si legge nella ouverture “convocando a madrine le donne – sì, le donne, alle quali Dante attribuisce uno spontaneo intelletto d’amore” aggiunge. Non è nuova a parlare d’amore anche in pagine di narrativa: ricordiamo il bel romanzo epistolare “L’amore necessario” o nel più recente “Maria” in cui l’amore fa male.”

Anglista, scrittrice, filosofa la Fusini ha un’idea alta della letteratura, quando è veramente grande, è una vera e propria chiave di accesso alla realtà. L’amore è tra gli oggetti conoscitivi più sfuggenti. Platone gli dedica un dialogo, il Simposio, in cui l’ultima parola l’affida a Diotima, la sacerdotessa di Mantinea, verso la quale Socrate si mostra singolarmente remissivo. È allora che forse comincia la storia della donna come intelletto d’amore e come depositaria di un segreto precluso alla parte restante dell’umanità. L’autrice accompagnerà il lettore nelle tragedie e nelle commedie di Shakespeare come fossero scene della vita, anche se è consapevole nello stesso istante di vivere la gioia della letteratura, senza sosta dentro e fuori dagli intrecci e dalle trame per vedere che ne fa la letteratura della vita.

Vero Ghero autrice di Femminili singolari edito da Effequ in cui mostra in che modo una rideterminazione del femminile si possa pensare a partire dalle sue parole e da un uso consapevole di esse, vero primo passo per una pratica femminista. L’autrice, esperta di comunicazione digitale e conosciuta anche per il suo forte impegno nella divulgazione attraverso i social,esplora e decostruisce le certezze della comunità linguistica italiana mettendo in luce come la lingua contribuisca a perpetuare stereotipi e pregiudizi, aprendo allo stesso tempo all’innovazione e alla sperimentazione.Sindaca, architetta, avvocata: c’è chi ritiene intollerabile una declinazione al femminile di alcune professioni. E dietro a queste reazioni c’è un mondo di parole, un mondo fatto di storia e di usi che riflette quel che pensiamo, come ci costruiamo. La Ghero smonta, pezzo per pezzo, tutte le convinzioni linguistiche della comunità italiana, rintracciandone l’inclinazione irrimediabilmente maschilista.

 Vivere è pericoloso, ma la felicità esiste, parola di Luc Lang, presentando il suo ultimo libro La tentazione, edito da Clichy. Vincitore del Prix Medicis 2019, Lang ha scritto un volume potente che è la storia di un mondo che precipita, fino a far diventare la realtà opposta al nostro pensiero.

L’idea di La tentazione mi è venuta immaginando un cervo che mi tagliava la strada. Una specie di visione. Lì ho iniziato a pensarci sopra ed è nata questa storia”.

Ed è proprio il cervo a diventare il simbolo di una scelta tra l’abisso e la rinascita. Il protagonista è Francois, chirurgo cinquantenne e amante della caccia. Un giorno si trova davanti un enorme cervo e colpito dalla sua bellezza, spara ma non lo uccide. Tema centrale è il sublime, incarnato da una natura selvaggia, quella che ci sommerge e ci spinge a rendere possibile la nostra capacità di trovarla nelle cose”. Ma gli spunti di riflessione sono tantissimi. A partire dai complessi rapporti tra padri e figli. La tentazione è la storia di un mondo che precipita, un vecchio mondo dove tutto improvvisamente si sgretola e si incendia, e di un nuovo mondo che sorge, dove tutto ciò che si credeva non conta più, dove ogni riferimento salta e dove la realtà ci appare improvvisamente opposta a ogni nostro pensiero.

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