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SALERNO LETTERATURA FESTIVAL 9a edizione

a cura di Giovanna Ferro

Le giornate lettererarie continuano a Salerno.

Lunedì 21 e martedì 22 i magnifici luoghi, che accolgono i maestri della scrittura, hanno visto sfilare altri grandi nomi della letteratura.

Incontro con Gianluca Nativo autore di Il primo che passa edito da Mondadori. Il suo romanzo d’esordio è la storia di una dolorosa e ingenua iniziazione sessuale, un coming of age nervoso e febbrile, ma è anche il racconto potente di un amore giovane, in una Napoli sempre combattuta fra squallore e grazia. Non è solamente il racconto di un risveglio sessuale, ma anche, e soprattutto, la ricerca affannosa della propria identità in un contesto sociale e culturale che mal sopporta tale diversità.

“Le esperienze fondamentali di una vita possono contarsi sulle dita di una mano. Nel dito di poco più di un anno era cambiato tutto. Ero stato capace di concentrare in pochi mesi emozioni che andavano distribuite con calma nel corso di una qualsiasi adolescenza mi ero costruito un’identità senza programma, senza mai riconoscermi in niente se non nelle persone che sfilavano davanti al mio desiderio.”

Liliana Bellone presenta Il Libro di Letizia. Romanzo di Capri edito da Oèdipus. continua la storia di Sulle tracce di Elena, del 2018, in cui si racconta l’incredibile vita di Elena Hosmann, argentina. Letizia Cerio de Álvarez de Toledo, figlia di Edwin ed Elena, è una donna colta ed elegante, che frequenta salotti e centri culturali tra Capri, Parigi, Buenos Aires, pittrice, giornalista, disegnatrice di tele ed arredi. In questo romanzo confluiscono e si sviluppano non solo le trame familiari, ma anche le strategie narrative di una letteratura che si muove agilmente tra la realtà e la finzione, la scrittura saggistica e quella creativa.

“Il colore della ripartenza? Me lo immagino verde, ha raccontato la scrittrice e giornalista Daria Bignardi prima di ricevere il bagno di folla a largo Barbuti. 

Oggi faccio azzurroedito da Mondadoriil suo ultimo e settimo romanzo, in cui muove con maestria i suoi protagonisti in una storia di amore e di mancanze, di separazione e di luce. L’amore perduto e la vita da ritrovare, guardando il cielo: Galla ha perso il suo grande amore, il marito Doug, che l’ha lasciata improvvisamente dopo vent’anni di vita insieme. Si sente colpevole per questo, colpevole di essere stata abbandonata, responsabile del proprio stesso dolore e delle mancanze che l’hanno generato. Un giorno entrata per caso in un museo che ospita una mostra di Gabriele Münter, artista tedesca che fece parte del gruppo del Cavaliere Azzurro con Vasilij Kandinskij, Galla viene colpita profondamente dalla visione dei suoi quadri così pieni di colore e di gioia. Ne viene ipnotizzata.

Nella stanza c’erano solo due ragazzi francesi in pantaloni corti che studiavano i dipinti su vetro appesi alle pareti. Mi ero voltata da ogni parte per capire da dove arrivava la voce e l’avevo sentita di nuovo. «Mi chiamo Gabriele, come l’arcangelo» aveva detto, «ma qui in Germania è un nome da donna. Il tuo invece che razza di nome è?»

Dice la Bignardi: Il dolore passato è passato, lascia le cicatrici ma anche il sollievo di esserne usciti. Visto da fuori, fa l’autore con i suoi personaggi, può essere anche comico, ma mentre lo si vive è insopportabile. Non é mai un buon momento per lasciarsi”

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Un romanzo di formazione Io e Mr Wilder, edito da Feltrinelli, quello di Jonathan Coe, ospite in streaming all’atrio del Duomo, uno dei più formidabili autori britannici, capace di raccontare sentimenti, generazioni, vita privata e vita pubblica, scrivendo per tessere l’autobiografia di tutti .Coe si racconta:

Era il 1975, quando vidi il suo film La vita privata di Sherlock Holmes in Tv. Avevo quattordici anni. L’ho guardato perché ero un fan di Sherlock Holmes, non perché fossi un fan di Billy Wilder. Non avevo mai sentito parlare di Billy. Poi ho iniziato a pensare tra me e me: questo è meglio di Conan Doyle. Wilder aveva ricreato un perfetto Sherlock Holmes. C’era la storia ma aveva aggiunto tanto altro: umorismo, soprattutto, ma anche una vena di malinconia che trovavo molto attraente. Anche la colonna sonora, di Miklos Rozsa, era così bella!”. 

Il suo libro è un atto d’amore per il cinema, oltre che per un suo protagonista Billy Wilder, che in sé stesso rappresenta Hollywood, la celebrità, il genio, ma anche il Novecento, il nazismo, la Shoah, la fuga di tanti verso l’America.

Incontro con Giuseppe Catozzella che presenta il suo romanzo Italiana edito da Mondadori, che dice:

Ci sono i personaggi storici che vengono citati sui libri di testo come i punti cardine degli avvenimenti di una Nazione, e poi ci sono i tanti – innumerevoli – volti che la Storia invece l’hanno fatta lottando nel buio e nel silenzio. Senza di loro oggi noi non saremmo quelli che siamo.”

Maria Oliverio, meglio conosciuta come Ciccilla, è uno di questi volti che hanno combattuto per liberare tutti noi, ed è la protagonista del romanzo. La storia di questa donna rappresenta l’altra faccia dell’Unità d’Italia, spesso dimenticata. Insieme a lei si sogna, si soffre, si provano grandi delusioni e momenti di rabbia. Il coinvolgimento è totale per chi ha conosciuto grandi ideali e ha lottato per questi, oltre ogni confine regionale o nazionale.

“Volevamo fare un’Italia unita per davvero. Un’Italia che doveva trovare la sua unità nell’uguaglianza dei braccianti e del popolo, da nord a sud e non in una guerra infame che ha trattato la parte conquistata come Cristoforo Colombo ha trattato gli indiani. Volevamo scegliere di essere italiani.”

Piera Carlomagno, giornalista e scrittrice di gialli presenta Nero Lucano edito da Solferino: una Matera invernale e inquietante, di straordinario fascino tra tempeste e gravine, fa da sfondo a una corsa contro il tempo sulle tracce di un serial killer implacabile. Il magico Sud e le sue donne forti, dai Sassi di Matera alle vie dei calanchi e alla Val d’Agri dei pozzi di petrolio e delle pale eoliche, la convivenza tra il senso dell’arcaico e l’anelito alla modernità sono il contesto, in una Basilicata invernale e inquietante di tempeste e gravine, in cui si snoda la fitta trama gialla di Nero lucano.

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Emozione e responsabilità: sono queste le parole chiave che usa per raccontarsi Camilla Boniardi, autrice di Per tutto il resto dei miei sbagli edito da Mondadori. Conosciuta come Camihawke su Instagram, è una content creator seguita da 1,2 milioni di persone ed il suo primo romanzo è un bestseller.

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Ho provato emozione e responsabilità nel tentare di regalare al mio pubblico un lieto fine – ha detto – Ed è emozionante pensare come alla fine la vita privata ci accomuna tutti. L’amore è declinato in forme simili ed è sempre bello sentire che è la storia di ognuno di noi”.

 E’ amata da molti giovanissimi, che sicuramente troveranno nel suo romanzo d’esordio tantissimi punti in comune con le proprie esperienze personali. Ritroviamo un po’ di Jane Austen e un po’ di Sally Rooney nel racconto di Marta, che parla d’amore senza mai dimenticarsi della realtà, dove, mentre ondeggiano tra lacrime e sorrisi, i personaggi si abbandonano a profonde riflessioni e a coinvolgenti momenti di autoanalisi.

Gianni Solla presenta il romanzo Tempesta Madre edito da Einaudi: la madre è il centro di tutto, di tutti i suoi perché e delle mancate risposte, avere in dono una madre “che ti piove dentro come una tempesta, che ti allaga e riempie, che non ti concede tregua, che ti carica come una molla e ti lancia come un boomerang, in attesa dei continui ritorni e di nuovi cieli da fendere, con tutto l’amore disperato di cui una donna è capace quando è disperatamente infelice. Jacopo è un bambino che ascolta Cajkovskij, scrive poesie “mature” sulla carta gialla delle braciole, nella cella frigorifera della macelleria di suo padre, che forse sogna di vestirsi da supereroe a Carnevale e non metter più baffetti da Hitler, vive la sua infanzia tra la Napoli bene e il Rione delle Mosche, dentro ha un mondo troppo vasto per contenerlo interamente.Un romanzo che si fa poesia e che accarezza il cuore, che ci insegna che Tutti i grandi sono stati bambini ma non è vero che solo in pochi se lo ricordano. Lo ricordano tutti e a volte serve soprattutto per diventare adulti diversi, adulti migliori.