Fin da piccolo il bambino ha fatto l’abitudine ad una quantità di forme della comunicazione legate al corpo: sente battere le mani o i piedi, sospirare o dare colpetti di tosse, giocherellare con la bocca. Per non parlare della forma più comune e quotidiana: l’insieme dei tratti musicali del parlare: intonazione, intensità, velocità, pause, timbro di voce.
Onomatopee, vocalizzazioni, interiezioni, precedono nella vita del bambino le espressioni propriamente verbali.
Tutte queste forme di esperienza sonora, dai rumori, ai versi degli animali, ai segnali acustici, dalla musica del cartone animato o dalla pubblicità ai tratti musicali del parlato, vengono a costituire un vero e proprio immaginario sonoro, diventano insomma a loro volta “materiali d’uso”, che il bambino impara subito ad usare in proprio: con la voce, con il corpo, con i mezzi sonori che trova e cerca intorno a sè.
Prima ancora di aprire il bambino al godimento della musica, è la sua sensibilità sonora che va sollecitata. Solo una persona capace di prestare attenzione al suono, capace di rispettarlo, di apprezzarlo, di coglierne le sfumature, con la percezione e con l’intelletto, di viverne la carica emotiva, potrà accedere a quello straordinario sistema di simboli, a quella palestra di sentimenti, a quel patrimonio di cultura che sono le musiche.
Solo un orecchio educato potrà ritrovare dentro di sé, e comandare alla propria voce, o alle proprie mani, il suono desiderato.
Cantare, suonare, inventare musica, capirla: sono altrettanti pilastri dell’educazione musicale, che rischiano però di franare se non poggiano sulle comuni fondamenta dell’educazione audiopercettiva.
Le teorie della pedagogista Maria Montessori e del didatta del violino Shinichi Suzuki sono note in tutto il mondo e il loro valore oggi in Italia è ampiamente riconosciuto dopo molti decenni di indifferenza e disinteresse.
Queste due grandi personalità vissero nella stessa epoca storica e, sebbene non esistano testimonianze di una loro diretta conoscenza, certamente respirarono in Europa lo stesso clima di grande fervore riguardo al rinnovamento dei metodi educativi.
Montessori e Suzukisostengono entrambi “la centralità dell’apprendimento musicalenei bambinie, soprattutto, chenon si possa distinguere tra bambini dotati o meno”: ciascuno alla nascita possiede dei talenti che si possono sviluppare se lo permette l’ambiente in cui crescono.
L’ambiente, secondo Maria Montessori, è caratterizzato da un diffuso potere educativo in grado di proporre situazioni molteplici e differenziate per permettere al bambino di sperimentare, confrontarsi e apprendere. Riteneva, inoltre, l’educazione musicale parte integrante del suo ideale di educazione. Diceva che vi è l’ esigenza di offrire a tutti i bambini una formazione musicale, perché la mancata educazione al gusto musicale genera individui privi di sensibilità, non solo verso la musica, ma verso tutto ciò che è espressione e comunicazione.
Secondo Suzuki, in linea con Montessori, “ le condizioni ambientali favorevoli e una educazione attenta non costituiscono soltanto una base preziosa, ma procurano ai bambini un vero benessere e sono una promessa di luce e di speranza per il futuro dell’umanità”.
Entrambi descrivono l’esistenza di una sorta di istinto-guida, presente sin dalla nascita, una spinta vitale che porta ad agire.
Roberto Goitre, un didatta del secolo scorso, pioniere del rinnovamento dell’insegnamento della musica in Italia e strenuo sostenitore dell’educazione precoce del bambino attraverso la pratica del canto corale, sosteneva infatti che sin dall’infanzia, la musica avrebbe dovuto far parte di quel progetto formativo generale, il contenitore naturale e istituzionale del quale doveva essere la scuola.
In tale progetto, la pratica corale avrebbe dovuto svolgere un ruolo principale, perché nell’ambito della didattica musicale, essa è la disciplina piú altamente formativa della psiche e dell’intelletto umano.
Dall’armonia della voce nasce l’armonia dello spirito. Non a caso, i filosofi greci, latini e medievali facevano coincidere l’armonia degli astri con l’armonia dei suoni musicali. E l’armonia musicale, specie se espressa col canto, abitua all’ordine e al rigore; sviluppa l’armonia di tutte le manifestazioni umane, nello spirito come nell’intelletto; insegna a essere modesti, consapevoli delle proprie risorse e umili.
Secondo gli studi di Edwin E. Gordon durante i primi cinque anni di vita i bambini devono essere esposti a diversi tipi di musica in modo che possano imparare a comprenderne il linguaggio. I bambini imparano ad esprimersi musicalmente proprio mentre imparano a parlare e ad emettere dei suoni con la voce.
La possibilità di praticare la musica nella ricca gamma di attività e gioco che essa offre, ma anche l’immergersi in un ambiente sonoro significativo e stimolante, arricchisce il percorso di crescita e permette di valorizzare i potenziali dell’innata musicalità appartenente a ciascuna persona.
Le scoperte, via via maturate, offrono al bambino criteri per dare forma alle proprie invenzioni sonore, in assolo e d’insieme, con la voce, con strumenti, con oggetti diversi.
I genitori possono essere i primi a guidare i bambini verso l’ascolto della musica, in modo completamente informale e in seguito gli insegnanti potranno intervenire in modo più strutturato. La tipologia della musica che i bambini ascoltano varia, ovviamente, in base all’ambiente culturale in cui vivono. I bambini tendono ad assorbire e ad abituarsi alla musica che li circonda, tanto che quella diventa la musica per loro familiare.
L’imitazione musicale, dopo l’ascolto, è il primo passo importante che porta i bambini ad imparare ad esprimersi musicalmente in autonomia.
La Musica altro non è che un insieme di suoni organizzati nel tempo, ma è anche sentimento, è rabbia, è dolore, è tristezza e può diventare qualsiasi altra cosa noi desideriamo.
La Musicaè corporeità e movimento, suono e voce.
La Musica è l’esplorazione di sé e dell’altro.
La Musica è un linguaggio in trasformazione nello spazio e nel tempo.
“ E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica.” Friedrich Nietzsche
Ma la Musica è anche “resurrezione”
Un progetto sociale e musicale, “sistema Abreu”, messo a punto 32 anni fa in Venezuela da Josè Antonio Abreu, sostenuto e ammirato dai più grandi musicisti, a cominciare da Claudio Abbado, ha strappato i giovani alle bande criminali, li ha riscattati da una situazione di miseria materiale e spirituale, dando loro la forza per lottare per il proprio futuro e per quello delle persone vicine.
“Suonare in un’orchestra”, spiega infatti il Maestro Abreu, “è molto di più di studiare la musica. Significa “entrare in una comunità, in un gruppo che si riconosce come interdipendente”, perseguire insieme uno scopo. Ecco perchè cambia la vita.”
Una lezione che Antonio Abreu ha appreso da suo nonno, un italiano che arrivava dall’isola d’Elba. “Mio nonno, Antonio Anselmi Viberti, era un musicista, il direttore della Banda dell’Isola d’Elba, ed è arrivato in Venezuela nel 1897, portando con sè 46 strumenti a fiato. A Monte Carmelo, dove si era stabilito, ha fondato una banda musicale. Si occupava anche degli arrangiamenti: trascriveva Verdi, Rossini…“.
Il sistema Abreu https://www.youtube.com/watch?v=JxcLk4uJaIk
“Ho voluto insegnare la musica ai bambini perchè sono un musicista” dice il Maestro, “e non mi piaceva che la musica fosse ridotta a un passatempo per le minoranze, fosse diventata qualcosa d’elite. All’inizio il mio era soltanto un progetto sociale per i bambini poveri, ma l’entusiasmo con il quale è stato accolto mi ha spinto a farlo diventare un vero e proprio progetto musicale”.
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