
Belle Époque di Emanuele Scataglini
intervista di Giovanna Ferro
Belle Époque progetto musicale e visivo di Emanuele Scataglini, 2021
La Belle Époque è il periodo, in Europa, che si colloca tra la fine dell’ 800 e l’inizio della prima guerra mondiale, ma è soprattutto per la Francia l’ ”Epoca bella” dei “bei tempi”.
Sono gli anni dei cabaret, del “Folies Bergères” e del “Moulin Rouge”,ma anche gli anni dei “fiori del male”, dei Bohémien, dei giocolieri, delle ballerine.
Un periodo storico affascinante, ma al tempo stesso contraddittorio.
“Noi vogliamo, per quel fuoco che ci arde nel cervello, tuffarci nell’abisso, Inferno o Cielo, non importa. Giù nell’Ignoto per trovarvi del nuovo.” Charles Baudelaire
In questo fascino e in queste contraddizioni Emanuele Scataglini, compositore, musicista, scrittore, video maker e performer, da sempre studioso di musica e di arti dello spettacolo, ci conduce, col suo ultimo album Belle Époque, nella Parigi di inizio novecento, tra pittori, scrittori, circensi, donne belle e dannate.
Belle Époque è un viaggio sonoro, in cui si amalgamano magistralmente musica, canto, ballo, recitazione e pittura.
Un’Opera Musicale, oserei dire, formata da 12 Atti unici, ognuno dei quali descrive perfettamente, con musiche cucite su misura e ad arte, personaggi, scene, suggestioni ed emozioni che sembra si tocchino.
La dinamica musicale è stilisticamente diversa ed unica per ogni atmosfera ricreata nei quadri sonori.
Il compositore Emanuele Scataglini si lascia affascinare dalla Ville Lumiere , immagina di essere un cittadino di Parigi, assiste alle funamboliche esibizioni del grande giocoliere bergamasco Rastrelli, in un locale di Montmartre, si fa trascinare dai vizi e dalla vita frivola parigina, si innamora della ballerina Sophie.
Dodici sono le tracce musicali: La Canzone della Belle Époque, Je T’aime, Il Giocoliere, Camille Claudel, Il vino e i sogni, Ballata di Parigi, Notte e giorno, Madame Saqui, La Noia, La città che non dorme mai, Bohémien e Sophie.
Alcune di queste sono corredate da video, che sono dei veri e propri cortometraggi, pennellate di colori di artisti immortali come Renoir, Manet, Cézanne, Monet, che nascevano proprio nel periodo della Belle Époque.
La Canzone della Belle Époque https://youtu.be/4Edt_Sln8y
Je T’aime https://youtu.be/ML18oV7O2No
Il Giocoliere https://youtu.be/zDQ8QpbEWjU
Camille Claudel https://youtu.be/8n4MxMbOwSM
Il Vino e i Sogni https://youtu.be/f6E_XLYwchU
Ballata di Parigi https://youtu.be/kfiX1DVYcls
Bohémien https://youtu.be/bYWLg9-GE2w
Sophie https://youtu.be/HVuQ3kEyo2c
Abbiamo incontrato il poliedrico Emanuele Scataglini:
Cultura al femminile vuole conoscerti attraverso le tue parole: come nasci artisticamente?
Sento da sempre una spinta innata verso le arti. La musica è sempre stata la forma che ho amato di più. Quando ero bambino fui molto colpito dalla forza dell’inizio della Quinta Sinfonia di Beethoven. La ascoltai e per caso stavo guardando alla televisione una scenetta di un mimo che usava questa musica e ne rimasi esterrefatto. Così mi feci comprare una cassetta per il mangianastri da mia mamma proprio con quella sinfonia, ricordo che era di colore rosso. Naturalmente non riuscivo a capire tutta la musica, ma solo quell’inizio portentoso. Da lì in poi, pur nelle diverse forme, la musica non mi ha mai abbandonato.
Nei tuoi album si vive e si respira l’ARTE nella sua interezza: immagini, musica, movimento, recitazione. Perché questa scelta “multidisciplinare”?
Mia madre e mio padre erano grandi appassionati di cinema, ci andavamo tutte le domeniche. Ricordo di aver visto moltissimi film, alcuni anche molto impegnati, naturalmente non mancavano quelli più adatti ad un bambino. Tutto questo mi è rimasto nel sangue e mi sono interessato alle forme d’arte più diverse, alla fine il cinema è sicuramente un’arte molto multidisciplinare. Questo retaggio familiare mi ha portato poi a studiare recitazione e ad analizzare la grammatica della regia. Da qui il passo verso le altre forme espressive è stato breve.
La tua è una vera e propria ricerca musicale, letteraria e teatrale: come nascono le tue opere?
Penso che dipenda dai miei studi di Filosofia. Io ho avuto all’Università un grande insegnante, Giovanni Piana un filosofo straordinario che aveva la capacità di riflettere sulle arti da prospettive diverse. Sono molto curioso e mi piace estendere le mie conoscenze, ma ho anche un forte senso pratico nel senso che se imparo qualcosa la voglio elaborare e farla mia.
Il tuo lavoro precedente, Surreal World, opera surrealista, in cui ogni brano ha la sua storia, ispirato a personaggi, foto, quadri, tradotti in sensazioni sonore, è stato un progetto ambizioso di grande spessore artistico. Con Belle Époque ripercorri un’epoca affascinante, un periodo intenso per la Parigi di allora. Come nasce questo lavoro?
Nasce tutto dai miei studi di arte contemporanea e di storia del circo. Fui molto colpito dal mondo del cabaret della Belle Époque e dalla figura di artisti italiani leggendari come il giocoliere Enrico Rastelli.
I suoi manifesti dell’epoca mi colpirono molto, con il suo costume in stile orientale sembrava una divinità. Poi sono stato invitato dall’Istituto Italiano di Cultura Italiana a Parigi a fare un video concerto nella capitale francese e ho messo insieme un po’ di storie dedicate proprio al periodo della Belle Époque. Alla fine, ci ho lavorato molto, per i testi, la scrittura delle parti, l’uso degli archi, ideare i video. È stato molto bello lavorarci.
Nelle tue musiche si coniugano magnificamente elementi elettronici con quelli acustici. Parti sempre da una base classica?
Di solito ascolto prima un po’ di musica di vari generi che mi scuote emotivamente, poi mi metto a scrivere e mi vengono delle idee, però la base di ogni brano nasce dal pentagramma con un approccio che potremmo definire classico. Infatti, anche se faccio dei brani totalmente elettronici li assemblo pensando ad uno spartito.
Certo ho anche ascoltato ed amato molti generi musicali tra cui l’opera lirica, il Jaz , il Rock e anche l’elettronica. Alla fine, spesso i mie brani sono un “masala”.
Ogni brano di Belle Époque è un vero e proprio quadro, una magica fusione tra musica e teatro, in cui ti sei avvalso dell’interpretazione di tanti giovani artisti. La scelta dei ruoli, affidati ad ognuno di loro, è stata casuale?
Conoscevo già alcuni musicisti, nel senso che ci avevo già suonato o registrato assieme.
Altri li ho contattati per il progetto, perché li avevo sentiti dal vivo e mi sembravano adatti per quel ruolo. La collaborazione con loro è stata molto bella.
Possiamo definire la tua musica “colta”, destinata a un pubblico raffinato e amante delle arti?
Sicuramente sì, anche se secondo me i brani sono anche molto orecchiabili e potrebbero essere ascoltati da tutti, certo magari un po’ di concentrazione ci vuole.
Che difficoltà hai riscontrato lavorando in un anno particolarmente limitante, dovuto alla pandemia?
Molte difficoltà, soprattutto per i video, siamo stati spesso bloccati nelle riprese proprio dalla pandemia, ad esempio, alcuni musicisti non hanno potuto partecipare ai video perché ogni volta che organizzavamo scattava una zona rossa. Quando abbiamo girato il video di Je T’aime alcune parti dei take, a causa di problemi informatici, si sono rovinate. Il giorno dopo eravamo in zona rossa. Per rifarlo abbiamo dovuto aspettare la fine delle limitazioni. Questo però mi ha dato modo di pensare al dettaglio dei video, alla scelta del trucco, delle location e dei costumi: ho reagito creativamente.
Stai già pensando alla prossima Opera Musicale?
Ho un bel po’ di materiale musicale nuovo, ho fatto le chitarre, le percussioni e il basso e scritto le parti per il violino e altri strumenti. Un nuovo disco arriverà presto.
Ora, soprattutto, non vedo l’ora di fare di Belle Époque , uno spettacolo dal vivo.
Ho già contattato una compagnia con cui ho collaborato per uno spettacolo di danza un po’ di anni fa, vorrei farne uno spettacolo che unisca il circo la narrativa e la musica; speriamo arrivi presto il tempo in cui si possa tornare a fare progetti Live.
Se mi permettete invito tutti i lettori a seguire i miei social per le novità.Vorrei anche ringraziarvi di cuore per i tutti gli appezzamenti che avete fatto al mio lavoro.
Noi ringraziamo te Emanuele per averci fatto rivivere il mondo fascinoso della Belle Époque.

Emanuele Scataglini, artista eclettico, unisce lo studio teorico alla pratica artistica. Ha lavorato come compositore e sound designer per diversi brand, tra cui Marni, Margiela, Moleskine e Yoox. La sua vocazione è la composizione di colonne sonore per video, performance, spettacoli di danza e installazioni e per questo collabora con diversi artisti visuali e performer. Suona la chitarra, le percussioni ed altri strumenti che ama unire al suono elettronico nella composizione digitale.
Gli artisti che hanno preso parte al Progetto sono: Gabriella Favaro, Simona Daniele, Mitia Maccaferri, Renato Spadari, Marta Pistocchi, Stefano Sergeant, Valentina Sgarbossa, Barbara Rosenberg, Andrea Brunetto, Erica Meucci, Andrea Ferrari, Alice Brizzi e Gabriele Reboni.
Contatti :http://www.scataglini.info
Articolo (2021)per Culturalfemminile